La sanità digitale cresce in Europa e l’Italia segue a ruota. Secondo gli esperti, PNRR e Connected Care sono la chiave del cambiamento

La pandemia ha messo in luce i limiti delle strutture sanitarie: la digitalizzazione è la strategia giusta per migliorare l’esperienza del paziente, dall’accoglienza fino alla fine del processo di cura. Il mercato della sanità digitale sta crescendo con un CAGR del 17% raggiungendo i 47 miliardi di euro. Ll’Italia segue con una crescita stabile dell’8% fino a 3,3 miliardi di euro. Da un lato, la sanità nazionale è ancora molto frammentata. Dall’altro, i cittadini fanno ancora fatica a utilizzare gli strumenti digitali: 9 italiani su 10 non hanno mai utilizzato il Fascicolo Sanitario Elettronico. I fondi del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR) per la sanità digitale (2,5 miliardi di euro) rappresentano un importante motore di cambiamento. “Dobbiamo rinnovare il rapporto tra pazienti e strutture, dando accesso a servizi trasparenti, personalizzati e più vicini: è il momento di investire sul modello di Connected Care” afferma Marzio Ghezzi, CEO di Mia-Care, startup italiana specializzata nel mercato della sanità digitale.

In attesa del cambiamento. La digitalizzazione ha già trasformato lo scenario di diversi settori in Italia, come la finanza e la mobilità, ma il settore sanitario è ancora al’inizio di un percorso di grande evoluzione. Negli ultimi due decenni, le strutture sanitarie hanno combinato un insieme eterogeneo di tecnologie digitali che hanno dato origine a un approccio frammentato e disomogeneo che ha ostacolato la standarizzazione dei sistemi informatici necessari per offrire servizi sanitari integrati ai cittadini. La pandemia ha avuto un duplice impatto: da un lato ha innescato un’accelerazione della trasformazione digitale nella sanità, promuovendo l’adozione di nuovi modelli di assistenza domiciliare e di telemedicina. Dall’altro ha messo in luce tutte le difficoltà del sistema sanitario, che solo in parte è stato in grado di adottare e offrire un approccio tecnologico ben strutturato, in grado di seguire ogni aspetto del percorso del paziente.

Anche i dati confermano che gli investimenti in Italia hanno un basso impatto sull’cosistema Paese: secondo la ricerca “The Digital Health Market 2018-2024” redatta da NetConsulting cube, il valore complessivo del settore raggiunge i 3,3 miliardi di euro nel 2021 con un +8% rispetto al 2020, e si prevede una crescita fino a 4 miliardi di euro nel 2024. Nonostante questo, le cifre in Europa sono molto più alte: una ricerca della società internazionale Graphical Research mostra che il mercato europeo della salute digitale ha toccato i 47 miliardi di euro lo scorso anno e si prevede che crescerà del 17% fino al 2027, quando sfiorerà i 140 miliardi di euro. 

I dati italiani rappresentano solo una piccola parte della torta in Europa: solo il 7% nel 2021 e, se le stime saranno confermate, il 4,6% sul 2024. Nonostante il trend di mercato sia in crescita, la digitalizzazione del sistema sanitario italiano è ancora lunga e complessa. Un aiuto concreto arriverà dai fondi del PNRR: secondo le recenti dichiarazioni del Ministro per l’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao, sono in agenda investimenti per circa 2,5 miliardi di euro nella sanità digitale, di cui 1,3 miliardi per la creazione di un’infrastruttura di dati integrata e 1 miliardo per l’erogazione di servizi sanitari digitali. “Abbiamo un’opportunità unica per accelerare la trasformazione digitale del sistema sanitario italiano e farlo evolvere attraverso modelli e strumenti innovativi. Ma dobbiamo affrettarci perché abbiamo molta strada da fare per recuperare il ritardo accumulato rispetto alle altre nazioni”, spiega Marzio Ghezzi, CEO di Mia-Care, la startup italiana specializzata in servizi sanitari digitali che fornisce una piattaforma digitale flessibile e scalabile basata sulla tecnologia Mia-Platform che accelera la trasformazione digitale di ospedali, aziende Pharma, MedTech e compagnie assicurative. “Grazie alle moderne tecnologie basate sul cloud e a un approccio modulare, possiamo ricostruire il rapporto tra medici e pazienti che negli ultimi anni è stato messo a dura prova, offrendo servizi digitali innovativi per gli specialisti, i pazienti e tutti gli operatori che lavorano nell’ecosistema sanitario italiano”. Il Fascicolo Sanitario Elettronico istituito nel 2015 è una chiara rappresentazione delle difficoltà che la sanità italiana sta incontrando in questo processo di digitalizzazione: meno del 50% dei documenti è indicizzato in circa l’80% delle regioni italiane e il caricamento avviene con dati non strutturati e standard diversi impedendo così l’interoperabilità tra i sistemi sanitari regionali. La situazione non migliora se si analizzano i dati degli utenti: secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, solo il 12% delle persone ha utilizzato il Fascicolo Sanitario Elettronico e il 62% non ne ha mai sentito parlare. La stessa ricerca ha evidenziato, però, che sia i medici che i pazienti sono propensi all’utilizzo dei canali digitali di telemedicina: se prima della pandemia le televisioni erano utilizzate dal 13% dei medici specialisti e solo dal 10% dei medici di base, durante l’emergenza Covid-19 queste percentuali hanno raggiunto il 39% per entrambe le categorie, e hanno mostrato un crescente interesse nell’utilizzo di questo servizio in futuro (65%).

Come passo successivo, il sistema sanitario italiano sarà chiamato a creare e gestire un’offerta completa, poichè i numeri chiariscono che questa sarà una tendenza inevitabile del futuro. 

Inoltre, dovrà ricercare nuove modalità di interazione per la cura del paziente, la “teleassistenza” e la necessità di evolvere le dotazioni tecnologiche in dotazione al personale sanitario. Tutto questo si può riassumere in un modello sanitario innovativo di “Connected Care”: si tratta di un’assistenza sanitaria personalizzata, accessibile grazie alle nuove tecnologie e in grado di fornire una comunicazione in tempo reale tra il paziente e un operatore sanitario. La telemedicina, il monitoraggio a distanza dei pazienti e la comunicazione tra medici e pazienti sono tutti esempi di  sanità connessa.

“Sarà un aspetto ineludibile dei futuri modelli di assistenza sanitaria, in cui il paziente e le sue esigenze saranno finalmente al centro dei servizi sanitari digitali”, continua il manager. “Con questo modello, i fornitori saranno in grado di offrire assistenza personalizzata e cure mediche a distanza attraverso l’uso di una piattaforma modulare di telemedicina, sfruttando i dispositivi indossabili per raccogliere dati utili per la cura e la prevenzione”. Tutto questo sembra ormai un futuro lontano, ma è invece dietro l’angolo”. Una trasformazione tecnologica attesa non solo dai cittadini: secondo una ricerca di Deloitte, il 92% dei sistemi sanitari confida che le nuove tecnologie permetteranno di offrire un migliore “patient journey”, mentre per il 56% sarà possibile aumentare la qualità delle cure e dell’assistenza clinica ai pazienti. Una cosa sembra chiara: la maggior parte degli investimenti digitali previsti mira a creare una nuova cultura della salute digitale favorevole al paziente. 


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